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febbraio, 2011:

Un sapere che non è condiviso è un sapere sprecato

Proseguiamo con la pubblicazione dell’intervista ai wikipediani “storici” francesi, iniziata qui.


Quali erano le tue motivazioni per scrivere: condividere delle conoscenze, promuovere la libera diffusione della cultura, il software libero, altro?

Agli inizi, la nozione di “libero” era abbastanza fumosa per me e non costituiva una motivazione particolare. È solamente partecipando a Wikipedia che ho preso coscienza che alcune derive del sistema di diritto d’autore potrebbero andare contro l’ interesse comune: quello della libera diffusione della conoscenza. ” (Aoineko)

Non sapevo nulla della cultura libera. Dunque, si trattava piuttosto di voler condividere conoscenze e all’epoca, decentrare l’attività redazionale. Creare dei link con delle persone fisicamente e culturalmente lontane. (Anthere)

All’epoca condividere le mie conoscenze, ma anche incoraggiare lo spirito del libero, del gratuito, l’opposizione alla logica finanziaria. Sono, ovviamente, un grande sostenitore dei software liberi e della libera diffusione della cultura e dell’informazione. I diritti d’autore sono una nozione superata e surclassata per le tecnologie dell’informazione! (Tonnelier)

La mia prima motivazione era di correggere qualche errore di battitura che vedevo qua e là e aggiungere link, cosa che allora era impossibile per i siti “bloccati” (Lionel)

Non ricordo le ragioni all’epoca, ma oggi penso che ci fosse una volontà di condividere delle conoscenze, la volontà di apportare la mia pietra a un progetto che mi sembrava (e mi sembra sempre, sul piano concettuale) rivoluzionario, di poter dire “io c’ero”. (Ryo)

Credo che avessimo (abbiamo) tutti la passione per la condivisione. Tutto qui. L’idea che un sapere non è condiviso è un sapere sprecato. (Buzz)

Condividere le conoscenze innanzitutto. Conoscevo il software libero, essendo un utente gnu/linux e un informatico, ma questa non era la mia motivazione. (Julien)

Condividere delle conoscenze, decisamente. (Poulpy)

Era l’idea di trasporre i concetti del software libero ad altri domini, al di fuori dell’informatica, che trovavo seducente. (Polletfa)

Condividere delle conoscenze faceva parte delle motivazioni; non c’era alcun aspetto politico di diffusione della cultura o del software libero, ma solamente pratico. (Bobby)

Io mi feci coinvolgere sempre di più perché presto ho sentito in tutto questo la promessa di vedere i principi del software libero superare il mondo dell’informatica. […] La motivazione era dunque anzitutto politica. (Kelson)

Hai alcuni aneddoti da raccontare sugli inizi di Wikipedia? Come era l’ambiente? C’era tutto da fare probabilmente e delle relazioni differenti tra gli utenti. Puoi raccontari qualcosa?

Al principio, non avevo davvero coscienza che una comunità stava formarsi. Ero molto sorpreso di vedere che qualcuno modificava cose che avevo scritto senza parlarmi. Sembrava un modo di fare piuttosto brutal, perché nel software libero gli sviluppatori discutono di più sul motivo delle modifiche fatte. (Lionel)

Sul piano organizzativo, avevamo fin dal principio i pilastri di Wikipedia, che erano più o meno sufficienti. Mi sembra del resto che la prima versione delle regole finisse grosso modo con “e sentiti libero di non rispettarle”! […] Il ricordo più vivo in me è senza dubbio il primo utente bandito dal sito. Come sostenitore del consenso e della collaborazione di tutti, la necessità del bando fu difficile da accettare. (Aoineko)

La comunità era abbastanza ristretta ma simpatica, e il bar era già la pagina la più editata all’epoca. Penso di essere stato quello che ha aperto il canale IRC, che ha probabilmente accelerato lo scambio dei discussioni e contribuito a rafforzare i link tra i primi contributori. (Hashar)

C’erano talmente tanti soggetti da creare, pagine fondamentali assenti, che avevamo l’imbarazzo della scelta per scegliere cosa scrivere. […] mi ricordo però che c’erano talvolta dei grossi conflitti, che erano difficili da risolvere perché non c’erano tutti i meccanismi del comitato d’arbitraggio. Così abbiamo passato un periodo a discutere come pazzi, a fare i mediatori tra posizioni differenti, ecc. […] il “nucleo” della comunità, i partecipanti davvero attivi, erano abbastanza pochi, forse una cinquantina (cifra aleatoria da considerare con una margine d’errore pari a +200 o -200) di persone molto coinvolte, ci conoscevamo più o meno tutti, imparavamo a lavorare insieme. (Ryo)

Non c’era un ambiente particolare, c’era abbastanza serein (Nick di una utente e “serenità” in francese NdT). In pratica ciascuno contribuiva nel suo piccolo. (Julien)

C’era effettivamente un cantiere immenso dove gli argomenti più importanti non erano ancora molto sviluppati (invece, già dal 2003-2004, grazie a questo lento sviluppo, si sentiva che Wikipedia possedeva più contenuto e potenziale che la maggior parte dei siti a vocazione enciclopedica). (Poulpy)

Aneddoto: un piccolo litigio riguardo ai diritti per alcune fotografie di banconote in euro che avevo aggiunto, che provenivano da un sito web dell’Unione Europea. Ho scoperto come la materia del diritto d’autore possa essere complicata. Per me che sostengo il software libero, questo mi ha fatto male come uno schiaffo. (Yvesb)

L’impressione che avevo è simile ad una banda di cacciatori di tesori in procinto di scavare una buca per trovare dei soldi. Sotto non sanno ancora cosa troveranno. Il tesoro è di una dimensione tale che nessuno avrebbe potuto dirlo, ma tutti lo immaginavano o ci speravano! (Bobby)

Il ricordo di questa epoca (2005) è per lo più segnato dall’inaugurazione del comitato d’arbitraggio […] Il conflitto era per molte persone un battesimo del fuoco, e ciò fu violento e molto istruttivo. Qualche anno più tardi seppi che eravamo stati osservati come ratti da laboratorio. (Kelson)

Ho assistito alla Wikimania di Francoforte nel 2005, e rientro nella dozzina di persone che hanno partecipato a tutte le Wikimania. (Eclecticology)

Fonte; traduzione a cura di JR & Otourly; i wikipediani citati sono i seguenti: Aoineko, Anthere, Tonnelier, Ryo, Buzz, Julien, Poulpy, Polletfa, Bobby, Kelson, Hashar, Yvesb, Lionel, Eclecticology.

I dinosauri francesi

Adrienne Alix di Wikimedia France ha intervistato alcuni wikipediani storici di fr.wiki (i “dinosauri”, appunto), che erano presenti agli albori del progetto, tra il 2001 e il 2003.
Come scrive Adrienne “festeggiare i 10 anni di Wikipedia significa festeggiare l’impulso iniziale, quello di Jimmy Wales e Larry Sanger, ma anche tutti i contributori, le migliaia di utenti che da 10 anni lavorano quotidianamente all’arricchimento di Wikipedia“.

Frank Vincentz, CC-BY-SA 3.0

Ho posto loro qualche domanda, le stesse per tutti, per vedere loro reazioni. Tutte le persone contattate si sono dette entusiaste all’idea, e io stessa sono stata molto toccata da alcune delle loro risposte.
Hanno (quasi) tutti acconsentito a rispondere, ed ecco dunque il risultato: non una riunione di veterani, ma uno sguardo estremamente soggettivo da parte di coloro che hanno aperto la strada. Una visione che non deve essere necessariamente assimilata come vangelo, ma che sembra interessante da leggere, per i contributori più “giovani” (di cui faccio parte), così come per i non-contributori.
Non voglio concentrarmi troppo sulle buone parole, sulle piccole frasi a effetto, questo articolo è lungo. In realtà, è ancora più lungo: messe in fila, le risposte a queste coprono una ventina di pagine. Le ho raccolte su Wikipedia, così che possiate leggerle per intero. Per lo stesso motivo, ho scelto di non commentare queste testimonianze, di lasciarle “nel loro brodo”, senza alcuna interpretazione. La sola azione “editoriale” è la scelta degli estratti e dei pezzi tagliati. Spero di non aver tradito le idee dei contributori!

Come hai scoperto Wikipedia, e quando ? Hai un ricordo preciso di come hai conosciuto questo sito, che non era molto noto all’epoca?

All’epoca, penso di aver sentito parlare di Wikipedia su Slashdot.org. C’era la Wikipedia anglofona. Eravamo sull’onda del movimento “open source” e questa comunità di volontari che creava un’enciclopedia libera corrispondeva perfettamente allo spirito di questo movimento. […] Sfortunatamente, a quel tempo, la wiki in francese era quasi vuota: conteneva non più di una quarantina di pagine, di cui la maggior parte erano degli abbozzi, e nessuno sembrava volere o osare contribuire. Allora sapendo che per gli internauti francofoni la lingua è spesso una barriera (eh già!), ho pensato che una delle prime cose da fare era di tradurre il testo delle pagine di istruzioni. (Buzz)

Wikipedia faceva già scalpore nel mondo del “libero”, un progetto titanico fatto da tutti i piccoli del mondo intero. (Bobby)

Sì, mi ricordo molto bene tutto questo. Un giorno quando sono andato sul sito della FSF (orribilmente brutto al quel tempo) mi sono imbattuto nel progetto GNUpedia, se non ricordo male, che è diventato Nupedia. Mentre seguivo lo sviluppo con interesse, ho avuto un peso sul cuore quando mi sono reso conto che il conteggio del progetto era in lento declino… fino a quando ho seguito un collegamento ad una versione diversa di Nupedia, dove ognuno poteva partecipare! Sono finito appunto su www.wikipedia.com, un sito gestito da una società privata statunitense… è stato molto promettente, e corrispondeva a quello che volevo fare! (Rinaldum)

All’inizio del 2002 Rinaldum, mio fratello, mi parlò di questo piccolo sito web che aveva l’ambizione folle di raccogliere tutta la conoscenza del mondo e su cui le pagine si scrivono collaborativamente. Sono stato istantaneamente sedotto dall’idea! (Aoineko)

Sentii come un vento di freschezza attraversare il mondo del software e mi ci tuffai. La sola enciclopedia digitale largamente diffusa era Encarta di Microsoft. (Yvesb)

Wikipedia non era all’epoca molto conosciuta dal grande pubblico, ma se ne parlava molto nel mondo del software libero (Polletfa)

Era passato qualche giorno dal mio ventiquattresimo compleanno, nell’ottobre 2002. Navigando su uno dei numerosi forum di Usenet sono finito su un messaggio di un utente la cui firma aveva un link verso wikipedia.com. Un clic ed eccomi afferrato dal wiki (Hashar)

Mi ricordo perfettamente. All’epoca non facevo parte del movimento libero né ne sapevo nulla. […] Nell’estate 2001, ho incontrato un canadese anglofono, che era uno dei primi partecipanti a Wikipedia (in inglese quindi) […] Ha avuto bisogno di qualche settimana per convincermi a modificare una pagina. (Anthère)

Che cosa ti ha sedotto in Wikipedia al punto di decidere di partecipare?

L’idea di un sito web che tutto il mondo poteva modificare aveva qualcosa di rivoluzionario, avevo bisogno di vederla più da vicino. (Polletfa)

Il movimento del software libero condivide anche lui delle conoscenze, ma mancava uno strumento per quanto riguarda la cultura generale (Hashar)

Probabilmente l’idea di condivisione delle conoscenze. Mi piace apprendere delle cose e talvolta ho voglia di trasmettere quello che so, e un progetto come Wikipedia mi dà l’occasione di esercitarmi, in un certo senso, in questa trasmissione. (Ryo)

In breve: l’idea improbabile che tutti possano partecipare, le infinite potenzialità del progetto, la (relativamente) semplice modificabilità, la completa assenza di barriere all’ingresso, lo spirito di collaborazione… (Poulpy)

Venendo dal software libero e dal mondo dell’informatica, ero ideologicamente e praticamente predisposto ad amare Wikipedia. Trovare Wikipedia favolosa era ovvio per me. (Kelson)

Il fatto che ci sia da costruire. […] Quello che ho trovato ancora più interessante è stato il fatto di costruire un progetto che volevo fosse globale (non lo era ancora davvero, all’epoca), e il fatto di poter costruire qualcosa con autori che vivevano in capo al mondo è stato fantastico. (Anthere)

Per molta gente, questo sembrava molto utopico, ma avevo l’intima convinzione che era possibile (anche se non avremmo mai potuto immaginare l’importanza che il progetto ha assunto oggi!). (Aoineko)

L’idea era molto vicina alle mie aspirazioni: condividere la mia conoscenza sui soggetti di cui mi interessavo (legati ai miei lavori o ai miei studi), apprendere dagli altri (che avevano il mio stesso approccio, ma su soggetti diversi ) e incontrare delle persone che abbracciavano questo spirito di condivisione. (Julien)

Il carattere profondamente democratico e iconoclasta verso il sistema capitalista tradizionale, dove tutto è a pagamento: con Wikipedia, ognuno collabora gratuitamente e il risultato è gratuito. È un modello per la società umana tutta intera. (Tonnelier)

Fonte; traduzione a cura di JR & Otourly; i wikipediani citati sono i seguenti: Buzz, Bobby, Rinaldum, Aoineko, Yvesb, Polletfa, Hashar, Anthere, Ryo, Poulpy, Kelson, Julien, Tonnelier.

Tavola domenicale #4

Cinque storie bellissime ci hanno tenuto compagnia per la settimana: hanno scritto per noi Leonardo Tondelli, Giac83, Xaura, Aubrey e Delphine Menard.

(CC-BY 2.0, Khantipol)


Se vi state chiedendo com’era vista Wikipedia “da fuori” nei suoi primi giorni (o anni) di vita, ecco un po’ di link utili dove andare a sbirciare:

Senza le persone non c’è wiki

Wikipedia ha compiuto 10 anni circa un mese fa. Per me l’avventura è iniziata circa cinque anni e mezzo fa. Ho iniziato a contribuire a Wikipedia nell’ottobre del 2004. Mi ricordo di come ho trovato Wikipedia, ossia attraverso i “Firefox Crew Picks”, un gruppo di link che puntavano ai siti dei progetti open source/liberi più in voga che erano inclusi nel browser Firefox che all’epoca era appena uscito.
Mi ricordo anche perché ho contribuito la prima volta, ho visto che non c’era nessuna voce su Greta Garbo nell’edizione francese di Wikipedia, per cui pensai qualcosa di simile a “wow, questa è un’enciclopedia e non c’è un articolo su Greta Garbo? Non può essere una buona enciclopedia.”. Quello che non ricordo, tuttavia, è come ho trovato il pulsante “modifica“. L’ho solo trovato. Mi sono registrata subito dopo ed ho iniziato a tradurre la voce su Greta Garbo a partire dalla versione inglese. Non avevo mai visto Wikipedia prima di allora e non mi sembra che mi servirono più di 5 minuti per iniziare a modificarla. Fu, in qualche modo, abbastanza naturale.

(CC-BY-SA 3.0, Anthere)
Delphine ha scelto un nickname che gioca con il suo stesso nome: notafish. Come tutti sanno, infatti, il delfino non è un pesce!


Dal mio primo edit, tutto è andato molto veloce. Ho iniziato a modificare come una pazza, passando le notti a migliorare voci, traducendo un sacco, correggendo errori di ortografia, combattendo i vandalismi. Molto velocemente sono finita nella chat di wikipedia-fr su IRC, chiedendo a destra e a manca come modificare e come organizzare, in pratica come diventare parte di questa avventura. Non avevo alcuna idea che Wikipedia fosse free content e, francamente, non mi importava. Era divertente e, soprattutto, era piena di persone fighissime con le quali potevo interagire dal mio piccolo appartamento parigino.

Dopo qualche settimana in Wikipedia, ho avuto l’occasione di parlare con “Anthere” (Florence Devouard) che era nel board della Wikimedia Foundation. Mi chiese cosa facevo nella vita e quando risposti “event manager” lei mi rispose “Grande! Stiamo cercando di organizzare una conferenza internazionale e non abbiamo idea da dove cominciare, tu sei la persona giusta per tutto questo”. Così a due settimane dalla mia entrata in Wikipedia sono stata portata nella parte “organizzativa”, presentata a Jimmy Wales, e mi fu chiesto di aiutare con l’organizzazione della prima Wikimania (il nome fu scelto in seguito). Quello che non sembrava altro che un’avventura virtuale divenne presto un’avventura umana. Continuai a incontrare persone, prima al Fosdem [il “Free and open source developer’s European meeting”, una conferenza europea di sviluppatori di open source e software libero, NdT], poi a vari incontri locali ed internazionali. La traduzione di un mondo virtuale in un modo reale è stata una cosa abbastanza naturale per me, già da tempo bazzicavo per le chat ed avevo già incontrato un sacco di persone sulla rete che presto sono diventati amici nella real-life incontrandoci in giro per il mondo.

Più ero coinvolta nell’organizzazione di Wikimedia, meno editavo. In parallelo all’organizzazione di Wikimania, ho seguito la fondazione del capitolo francese, e sono stata sempre più coinvolta nella parte organizzativa della cosa. Inoltre ho iniziato a capire di più cosa fossero l’open source e i contenuti liberi. Ero molto attiva su Wikimedia Commons quando era all’inizio e, probabilmente, ho visto in esso il più grande risultato del mondo Wikimedia. Penso sempre che Commons abbia un potenziale tremendo e che è tenuto in piedi dalla vera cosa su cui è costruito, ovvero la sua parte “wiki”. Ma questo è un altro discorso.

La prima Wikimania venne e se ne andò. Incontrai ancora più persone, e continuai a contribuire ancora meno, ma fui coinvolta ancora più nello sviluppo organizzativo. La Foundation, i capitoli, tutte quelle cose che fanno diventare tutta la parte virtuale della conoscenza libera un po’ meno virtuale, sono state quello che mi hanno fatto restare. E sono le cose che mi tengono qui oggi. Per me, Wikipedia, e ancor di più, Wikimedia, è prima di tutto un’avventura umana. Il fatto che così tante persone in giro per il mondo condividano lo stesso ideale di portare la conoscenza a tutti, e lavorino per fare in modo che si avveri è la cosa più importante a proposito di Wikimedia. Questa missione merita tutta la mia dedizione ma, più di questo, sono dedicata alle persone perché senza le persone non c’è wiki, non c’è conoscenza e non c’è collaborazione. Posso non essere la più grande utente dei progetti, ma sono così presuntuosa da sperare che il mio lavoro (come parte dello staff, come professionista e naturalmente come volontaria) possa aver aiutato l’intero ideale Wikimedia a muovere un passetto in avanti.

Sono estremamente grata di essere stata parte di quest’avventura per i 5 e più anni già passati e spero di esserne parte per gli anni a venire. E voglio ringraziare chiunque sta rendendo quest’avventura possibile, perché senza di loro, beh… sapete… Wikipedia e i progetti Wikimedia non sarebbero diventati la risorsa che sono oggi!

Delphine

Correggere una virgola sbagliata è una buona azione?

Fra le varie caratteristiche rivoluzionarie di Wikipedia (e contiamo soprattutto quelle emergenti, non previste, affiorate invisibili con il tempo e l’avvento di lettori sporadici che sono diventati abituali che si sono trasformati in utenti che sono cresciuti in comunità (come un pratino genera fiori, ed il vento porta alberi, e gli alberi diventano foresta, e da lì un’intero ecosistema, un cosmo di funghi e animali e insetti e piante), fra le caratteristiche emergenti, dicevo, quella che preferisco è il suo aver creato uno strumeno, una piattaforma che permette buone azioni spicce, veloci, senza impegno.
E correggere una virgola sbagliata può essere considerata una buona azione?
Secondo me sì.
Donare un briciolo di conoscenza, aggiustare un paragrafo, allineare una frase o una data, in Wikipedia è per tutti, per le centinaia e migliaia di lettori che godranno del mio contributo (o ne trarranno danno, dipende dalla mia voglia e competenza nel migliorare il progetto, nell’aggiustare la virgola).

(CC-BY-SA, Cassinam)
Aubrey, 'admin di Wikisource, wannabe bibliotecario digitale'


Se infatti nel mondo reale costa fatica e dedizione impegnarsi in un progetto che porti risultati (anche e soprattutto nel campo del volontariato o del sociale), in Wikipedia chiunque di noi può donare qualche secondo e un pizzico della propria cultura. L’ordine vuole del lavoro, costruire costa fatica, e solitamente si regge sulle spalle di pochi.
Wikipedia ha invertito questa cosa, ha dato la possibilità di poggiare un’intera enciclopedia sulle spalle (e sulle teste e sulle dita) di migliaia e milioni di persone, prendendo da loro quello che loro sono disposti a dare.

In questo senso, Wikipedia ha democratizzato la buona volontà.
Ne basta proprio poca, in Wikipedia, e poco tempo e nessun soldo e poca fatica (il tutto mescolato con un po’ di curiosità e e un pizzico di voglia di imparare), per dare il proprio contributo. Possiamo essere buoni e bravi senza troppo impegno, nessuno ci dirà niente se facciamo troppo poco, bastano pochi secondi e il nostro contributo è lì, salvato, per tutti.

E secondo me questa è una cosa meravigliosa.

Aubrey

Ho detestato per mesi la libera enciclopedia

Ammettiamolo: i wikipediani attivi sono quasi tutti maschi. E le loro mogli *ODIANO* Wikipedia.

(CC-BY-SA-2.5, Senpai)
Sono registrata su it:Wiki dal 28 giugno 2004 perché sono una ragazza intuitiva ed ho subito capito che quello fra mio marito e Wikipedia sarebbe stato un vero amore... così ho deciso di far buon viso a cattivo gioco: se non puoi sconfiggerli, allèati!


Così anch’io ho detestato per mesi la libera enciclopedia, solo perché mio marito vi trascorreva (e tutt’ora trascorre) ore ed ore a correggere voci sugli argomenti più improbabili.

Un giorno, però, ho scoperto le voci di cucina, quelle sui prodotti tipici regionali. Qualcuno aveva fatto notare che la Wikipedia in lingua inglese aveva più voci sui piatti italiani di quante ne avesse la nostra e anche la Wikipedia in francese non scherzava. Consideratelo un moto d’orgoglio nazionale, ma è stato allora che ho cominciato ad occuparmi seriamente di Wikipedia e un po’ alla volta ho scoperto che non era solo un contenitore in cui riporre le proprie cianfrusaglie intellettuali, ma un vero progetto culturale, una autentica rivoluzione copernicana del sapere, una nuova filosofia solidale che si armonizzava perfettamente con altre scelte di vita: la raccolta differenziata, il sostegno ad associazioni di volontariato e l’esercizio di una professione sociale.
Sono ancora gelosa, ogni tanto… ma del fatto che mio marito ha molto più tempo di libero di me da passare su Wikipedia!

Xaura

Che valore hanno tutte queste persone? Grande.

Il mio “battesimo” è stato l’8 marzo 2006. Studiavo all’università, il tempo libero era tanto e l’idea di usarlo per un progetto tanto utopico quanto concreto era proprio bella. Superate le classiche titubanze iniziali, ho vissuto una vera e propria parabola di collaborazione, fatta di un primo picco, con interi periodi d’esami letteralmente buttati a mare per rimpinguare l’editcount (ed io che pensavo di essere immune dalla wikidipendenza!), di un plateau e di una successiva fase discendente e di “diversificazione” (voler bene a Wikipedia non vuol dire solo patrollare notte e giorno).

Giac a FuoriTarget08 (CC-BY-2.5, Laurentius)


Pensando a questo percorso, non posso non pensare ad alcuni volti (anzi, ad alcuni nick):
* Esculapio, forse la persona che più ho stressato quand’ero niubbo per aprire il progetto Bio;
* Biopresto, che mi candida in maniera del tutto inattesa e mi costringe ad imparare “tutta wikipedia” in pochi giorni;
* Il “suvvia, supportiamo” di Jollyroger durante l’elezione;
* Tanti nick che diventano facce vere alla prima wikibirrata agostana (e un cartello posticcio “wikipedia” messo lì da un fotografo per identificarci);
* Ggonnell e la sua “mozzarella blu”;
* Un controllo per eccesso di zelo sulla voce Israele e l’intera comunità costretta a riscrivere centinaia e centinaia di voci copiate;
* La dovizia di particolari di Elitre nello spiegarmi come “non fare cagate” in OTRS;
* Civvì e la sua stupenda idea di nome per il nostro progetto: “CoCoCo”;
* Francesco, Luca, Miklis e gli altri del raduno a Firenze; ufficialmente ero lì per rilassarmi e scrivere con calma la tesi… ;-)
* La mano di Sailko per inserire le biografie degli scienziati italiani;
* Foster ed un progetto enzimi che chissà quando sarà concluso
* La citazione sulla pagina della capa.

Che valore hanno tutte queste persone? Grande. Ma non lo dico per piaggeria, e vi spiego perché.

A me piace pensare che Wikipedia verrà usata sempre più come strumento didattico (nelle scuole e non), per insegnare ai giovani di domani ad avere spirito critico. Wikipedia, infatti, non è scienza infusa (questa è la nozione vecchia di “enciclopedia”!), ma aiuta invece a farci le domande giuste mentre studiamo (e non solo): mi posso fidare di quanto è scritto qui? dove posso andare a cercare le conferme? Abbiamo infatti bisogno di (con)cittadini che siano curiosi e che abbiano mezzi fisici ed intellettuali per pensare con la propria testa, non di yes-men che ripetano le cose a macchinetta.

Questa non è una prospettiva da poco. E, quando penso a questi “compagni di scrittura” e a tutte le giornate passate con le dita su una tastiera, visualizzo proprio dei (con)cittadini che stanno aiutando a rendere tutto ciò sempre meno utopico. Poi, ecco, magari stiamo tutti sognando (a me piace!) e tutto ciò non lo otterremo mai. Beh, se così sarà avremo “semplicemente” raccolto, ordinato e categorizzato una quantità incredibile di scibile umano che di certo non andrà mai fisicamente persa. E scusate se è poco.

Giac83

Internet, non un libro stampato ma un libro da scrivere

Mi fa paura pensarci, ma più della metà della mia vita l’ho trascorsa senza sapere cosa fosse internet.

L'ENIAC, uno dei primi calcolatori elettronici (U.S. Army photo)


I computer invece no, ho sempre saputo che esistevano e che sarebbero diventati sempre più potenti. Ma ecco, da bambino avevo un’idea piuttosto sfasata. I chip erano già in circolazione, ma io ancora pensavo ai calcolatori dei vecchi film, quelle stanze piene di valvole roventi che estraevano radici cubiche in pochi minuti, incredibili. I cervelli elettronici, giuro che li chiamavamo tutti così. E pensavamo che rispondessero alle domande. Non scherzo: l’idea era che l’uomo accendesse un pulsante, facesse una domanda (a voce, o con una scheda perforata, ma questi erano dettagli), ad esempio, “Quanto è alto il Monte Bianco?”, e lui dopo un po’ avrebbe risposto: “4810 metri”, perché i cervelloni avrebbero saputo tutto. Come Hal 9000: lo accendi, lui ti saluta, chiede se può esserti utile, ti propone una partita a scacchi, congiura alle tue spalle, eccetera: l’idea che avevo del computer da bambino era questa. No, grazie, Hal, niente scacchi, ma mi potresti fare questi problemi di geometria per domani?

La rabbia di appartenere all’ultima generazione che i compiti doveva farseli senza ausilio di un cervellone positronico svanì d’incanto non appena ebbi tra le mani un vero “computer”. Perché un bel giorno arrivarono nelle case, ed erano oggetti ben diversi da come ce li eravamo immaginati. Molto meno grossi, grazie al cielo. In compenso, assolutamente stupidi. Quando spiego ai miei alunni che alla loro età – tredici anni – possedevo un computer con ben otto kilobyte di memoria fissa, mi guardano come si guarderebbe uno scriba egizio del Medio Regno. Ma il vero choc culturale fu scoprire che anche quegli 8 Kb erano vuoti. Non ti vendevano un enciclopedia, per quanto minuscola. Ti vendevano un contenitore vuoto, un oggetto che appena acceso conosceva solo qualche nozione di aritmetica, in pratica una grossa calcolatrice che non aveva la più pallida idea di cosa fosse il Monte Bianco. Svanita la speranza di usarlo per i compiti, il computer diventava un oggetto affascinante proprio in quanto stupido. Ci potevi giocare, in vari modi, e (nel giro di una decina d’anni) saresti anche riuscito a lavorarci. Ma sarebbe sempre rimasto l’amico nerd con cui dialogare in Basic, che sa risolvere i logaritmi ma non ha la minima idea di cosa sia l’Egitto. Per molti anni non ho più pensato che il computer fosse un oggetto a cui chiedere le cose.

Vent’anni dopo è successa una cosa straordinaria. Mi hanno montato una lavagna interattiva in una classe, e ora possiamo andare su internet quando vogliamo. Qualsiasi domanda ci venga in mente… tu digiti, e in pochi secondi internet ti risponde. I ragazzi ci si abituano subito, del resto la maggior parte ha già internet in casa, e le ricerchine le sanno fare, anche solo per trovare le specifiche di un videogioco. E così mi sono reso conto di una cosa.

Oggi i computer assomigliano molto di meno a quegli scatoloni vuoti che ho cominciato a usare alle medie, e molto di più a quei cervelloni che sognavo da bambino. Guarda il modo in cui li usano i ragazzi: fanno domande, e il computer risponde. Ovvero no, in realtà a rispondere è Internet, attraverso Google e Wikipedia. Ma per il bambino che ero trent’anni fa tutti questi sarebbero dettagli incomprensibili; l’essenziale è che il computer, oggi, è un tizio coltissimo che se gli chiedi una cosa – mediante tastiera – ad esempio “Quanto è alto il Monte Bianco?” – ci mette pochi secondi a rispondere: “4810 metri”. Proprio come Hal 9000.

La cosa che non mi sarei aspettato, da bambino, è il modo in cui i computer hanno compiuto questa evoluzione. Mi sarei aspettato un progresso tecnologico: valvole sempre più efficaci, bobine sempre più veloci… a un certo punto avremmo dato da mangiare a un cervellone più grande degli altri l’intero scibile umano sotto forma di schede perforate e… voilà, il Cervellone avrebbe saputo tutto. Mi sembrava logico che sarebbe andata a finire così. E invece le cose hanno preso una via inattesa. All’inizio c’era Internet, una rete di contenuti buttati un po’ qua e un po’ là, scarti di tesi di laurea e vecchi archivi di forum, informazioni generalmente scadenti che oscillavano per il mondo in modo browniano, e persino Google molto spesso non era in grado di trovarti un granché, per il semplice motivo che in rete – malgrado tutte le chiacchiere che se ne facevano su libri e riviste specializzate – non c’era ancora un granché. Fino al 2000, più o meno.

Eppure in un qualche modo Internet non era tutta lì. Essa comprendeva anche i suoi utenti: non era un’intelligenza artificiale, ma un’intelligenza collettiva, metà carne metà html (cyborg, si diceva in quegli anni). Ecco, io credo che il momento decisivo è stato quello in cui questa intelligenza collettiva, ancora non molto intelligente e non molto collettiva, ha preso atto della sua pochezza e… ha cominciato a fare delle domande all’utente. In pratica, il momento in cui ha creato wikipedia. Wikipedia era il posto dove il signor Internet ammetteva di non saperne abbastanza, e ti chiedeva aiuto. Pensateci, forse il test di Turing lo ha passato in quel momento in cui gli abbiamo fatto una domanda (“Quanto è alto il Monte Bianco?”) e lui ha risposto con una domanda (‘Non lo so, dimmelo tu per favore’). Una rivoluzione copernicana. Abbiamo smesso di pensare a Internet come a un libro stampato e abbiamo cominciato a considerarlo un libro da scrivere, una creatura da crescere, qualcosa a cui insegnare le cose.

Wiki è stato il momento, è stato il luogo in cui il signor Internet ha scoperto di non sapere, e ha fatto il primo passo giusto verso la conoscenza di sé e degli altri. Oggi, se chiedi quand’è alto il Monte Bianco, Internet attraverso Wikipedia ti dice: ‘Mi risulta che sia alto 4810 m., ma non posso esserne certo; per favore, se la sai più lunga di me, correggimi. Non chiedo di meglio'(*). Hal 9000 era molto più spocchioso. Poi certo, anche l’ibrido collettivo che chiamiamo Internet, ma più precisamente Wikipedia, ha i suoi difetti. Tutti i difetti umani dei suoi utenti (pignoleria, superficialità, ignoranza, spocchia, ecc. ecc. ecc.), più i difetti dei computer. Però è la più grande creatura che abbiamo visto nascere. Ha solo dieci anni e forse sa già più cose delle enciclopedie vere. È un gigante buono che è disponibile a raccontarti qualsiasi cosa, ci puoi passare le serate. E ogni volta che commette un errore di ortografia, tu glielo correggi e lui ti ringrazia. Questa ultima cosa fa impazzire i ragazzini a scuola. Non importa di cosa stiamo parlando: ogni volta che troviamo un errore di ortografia, lo correggiamo in diretta. E così scopriamo che sbagliare è umano, perché sbaglia anche la creatura più umana di tutte, che è Wikipedia. Ma allo stesso tempo, sbagliare è inammissibile, sbagliare è pericoloso: tutto quello che Wikipedia ci dice potrebbe essere falso. Potrebbe essere il brutto scherzo di un’altra classe dall’altra parte del mondo, che ha tolto un migliaio di metri al Monte Bianco a maggior gloria delle vette del Caucaso. Non bisogna fidarsi ciecamente di nessuno, neanche del famoso cervello elettronico, perché in fondo che ne sa lui? Solo quello che gli abbiamo detto noi.

Insomma, caro me stesso bambino del passato, è andata più o meno come te l’immaginavi. Adesso in classe abbiamo un cervellone elettronico che risponde alle domande. Sì, a volte ti fa anche i problemi. Ma a volte li sbaglia, insomma, non ti puoi mai fidare.

Leonardo

(*) In realtà oggi ti dice: “ Al di sotto della calotta sommitale, sotto una coltre di ghiaccio e di neve spessa dai 16 ai 23 m, a quota 4.792 m si trova la cima rocciosa, spostata di 40 m circa più ad ovest rispetto alla vetta stessa. Nell’agosto del 1986 la misurazione ortometrica rilevata tramite satellite risultava di 4.804,4 m. Successivamente l’altezza ufficiale è stata per lungo tempo 4.807 m, per poi passare nel 2001 a 4.810,40 m; nel 2003 a 4.808,45; nel 2005 fu di 4.808,75; nel 2007 a 4.810,90 e nell’ultima misurazione nel settembre 2009 a 4.810,45 m [5].”

Tavola domenicale #3

Tre settimane e ancora non ci siamo stufati di raccogliere e raccontare le storie delle persone con Wikipedia e a giudicare dalle statistiche il progetto piace anche a voi!

Questa settimana ci hanno raccontato le loro storie Maurizio Codogno, Luciano Blini, Alex Brollo, Aurora Ghini e da Israele è arrivata la storia di Asaf Bartov.

Sulle pagine di cronaca sia all’estero che in Italia ha tenuto banco la notizia della scarsità di donne che partecipano a Wikipedia. Su questo tema vi invitiamo a sfogliare una presentazione, che pur avendo quasi due anni, è ancora molto attuale:

Su Wiki ho imparato a mediare (almeno online!)

Io nel luglio 2005 ho fatto una cosa brutta, una cosa scema, e una cosa bella.
La cosa brutta riguarda la mia vita personale e non credo che sia di alcun interesse per voi.


La cosa bella è aver corso dietro a un treno a Termini per finire a Valentano, e davanti a un notaio apporre la mia firma (anzi le mie firme) all’atto di fondazione di Wikimedia Italia.
La cosa scema è – nell’ordine – aver risposto a un’inserzione per un lavoro a Roma, aver parlato con una tipa al telefono, averle detto il mio contratto di allora, retribuzione e condizioni, aver accettato un colloquio e aver fatto un viaggio in treno in tailleur e scarpette (e un caldo terribile) per sentirmi dire che mi proponevano un lavoro meno qualificante, a metà stipendio per tre mesi. Se non credete alla storia delle scarpette e del tailleur, ecco la prova.

Erano anni strani quelli, per Wiki. C’erano poche persone iscritte, pochi admin, la pagina delle ultime modifiche ne contava 20 in più di mezz’ora.
I primi bot lavoravano a pieno ritmo, le modifiche ai template venivano descritte (con attente specifiche tecniche) sulle tovagliette di carta del ristorante cingalese di Via Ripamonti.
Wikipedia o ti piaceva, allora, o la odiavi, un po’ come ora. Era una medicina per la solitudine, per le anime puntigliose e cacaspilli come me (ogni correzione di una stumpa era una gioia!), era un ring in cui scontrasi e litigare su qualsiasi cosa (solo perché non c’era ancora FriendFeed) e in cui, soprattutto, affinare le proprie capacità di moderazione.
Ci si diceva che si era piccoli, ma che saremmo cresciuti. E Wiki lo ha fatto (anche) senza di me, che per le vicissitudini della vita mi sono allontanata dalla vita attiva per continuare ad appoggiarla e sostenerla più da lontano.

Su Wiki ho imparato a mediare, almeno online.
Ascoltare, leggere, trovare un giusto mezzo, o almeno provarci. Tutto questo mi è servito moltissimo nel lavoro e nella vita.
E io ho sempre pensato che non fossero un problema la piccola imprecisione, o la sottile linea di demarcazione fra enciclopedico e non enciclopedico, o la stumpa.
Non erano un problema perché chiunque aveva la libertà di editarla quella stumpa, di mettere in discussione l’imprecisione, di risolvere la voce enciclopedica. E questo è la base di Wiki, la collaborazione.
Forse sono pazza io, utopica, anarchica, una mezza criminal. Che vi devo dire.

Aurora Ghini