10 anni di sapere Rotating Header Image

Storie

Dal bestiario della rete è apparsa Wikipedia

Alla fine del 2000 ho cominciato a lavorare per una grande biblioteca pubblica che sarebbe stata aperta di lì a poco, una biblioteca che nei suoi anni d’oro è stata un fiore all’occhiello fra le biblioteche italiane. Uno dei suoi aspetti innovativi consisteva in una grande sala di consultazione, abbastanza unica nel suo genere, che avrebbe offerto a tutti i cittadini (e non solo agli studiosi di professione e agli studenti) una collezione ampia e aggiornata su tutti i temi, in particolare di attualità. La biblioteca pubblica è per definizione “generalista”, ha quindi l’ambizione di coprire tutti i campi del sapere, anche se non vuole farlo con lo stesso livello di approfondimento, per esempio, di una biblioteca universitaria.

Der Bücherwurm, dipinto di Carl Spitzweg


In questo caso l’idea era particolarmente ambiziosa: pensate a personale dedicato specificamente al reference (persone a disposizione per rispondere alle vostre domande, qualunque esse siano), risorse finanziarie per acquistare enciclopedie, dizionari, manuali, banche dati in italiano e in alcune lingue straniere, e molti progetti intorno (un servizio online di assistenza alla ricerca, la compilazione di abstract per le opere più complesse, l’arricchimento del catalogo online della biblioteca e così via).

La sala di consultazione era una splendida sala dell’inizio del ‘900, con un soffitto in vetro, pareti affrescate e grandi tavoli di legno scuro per leggere, studiare e consultare internet. Sì, perché fin da subito l’idea era stata offrire l’accesso ad internet nello stesso contesto in cui si offriva la possibilità di fare ricerche sui libri, come se si trattasse di una risorsa aggiuntiva ma ancora un po’ misteriosa, per usare la quale le persone avrebbero forse chiesto il nostro aiuto come lo chiedevano per decifrare la logica arcana degli indici della Treccani.

Qualche limite nell’idea che stava alla base del progetto emerse quasi subito.
Faticavamo a trovare qualcosa che colmasse la lacuna tra la grande enciclopedia-mostro italiana (mostruosa nelle dimensioni, nella statura degli autori delle voci, nella vastità dell’impianto, e, generalmente, nella data di uscita dell’ultimo volume degli aggiornamenti, sempre collocata in un passato piuttosto remoto) e gli agili dizionari enciclopedici prodotti dall’editoria americana e inglese su praticamente ogni tema possibile (il dizionario dei supereroi, dei disastri naturali, delle credenze paranormali…) che si sarebbero forse più avvicinati all’idea della collezione per tutti.

La sala era sempre pienissima, il nostro aiuto abbastanza richiesto, occasioni per mettere in risalto la nostra collezione comunque ricca ce n’erano, ma su tutti il servizio maggiormente richiesto era sempre l’accesso ad internet, la sala veniva chiamata “la sala internet”, e della rete si faceva un uso solipsistico, quasi geloso, e completamente slegato da quello dei libri.

Per anni abbiamo affrontato la situazione nel nome dell’integrazione: stava a noi far sapere alle persone che le loro ricerche in rete sarebbero rimaste monche e superficiali senza adeguate verifiche su opere più autorevoli, riscontri incrociati, verifica delle fonti e così via. Molti forse ricordano ancora gli elenchi di “link utili” che in quegli anni si trovavano praticamente su ogni sito, compresi quelli di istituzioni di ricerca come le biblioteche. Non ce ne siamo fatti mancare neppure noi, naturalmente sbattendo subito il naso contro url mutanti, risorse che cambiavano contenuti e paradossi concettuali in cui un bibliotecario potrebbe perdersi e mai più ritrovarsi (link interessanti per chi? ordinati come? eccetera).

Finché dal bestiario della rete è apparsa Wikipedia, un animale sconosciuto con testa di leone, coda di serpente e contenuti che a prima vista, e in quei primi anni, era abbastanza facile irridere per la loro incompletezza, le fonti sconosciute, e naturalmente, l’horror vacui dell’anonimato: non si sapeva chi le avesse scritte, quelle voci! Niente poteva costituire un invito a nozze migliore per sfoderare l’intero armamentario della coscienza professionale di un bibliotecario.
Salvo cominciare ad interrogarlo, quell’animale, dapprima con ostentata circospezione (guardo cosa dicono qui e poi vado a controllare). Poi, complice Google, in modo più frequente (la voce di Wikipedia è nella prima videata di risultati, un motivo ci sarà). Infine, in modo completamente naturale (9 volte su 10, quello che dice Wikipedia è corretto e sufficiente, e se non lo è la voce italiana, lo è quella inglese). Alla fine, good enough is good enough, spesso anche per un bibliotecario, specie se di biblioteca pubblica.

Nel frattempo, l’editoria italiana di reference è praticamente defunta. L’unica cosa che conserva al settore una parvenza di vita è lo spaccio di Garzantine non particolarmente aggiornate effettuato dalle edicole. Sono utili, facili, costano poco, riempono la libreria, insomma hanno lo stesso appeal un po’ nostalgico del grande libro delle ricette della nonna. Ma gli editori esteri non hanno saputo fare di meglio: la gloriosa Britannica è oggi online arricchita da banner pubblicitari di ogni tipo, Microsoft ha abbandonato definitivamente Encarta, nessun editore serio prenderebbe in considerazione l’idea di pubblicare una nuova enciclopedia generale.
Alla fine, Wikipedia ha colmato la lacuna o, almeno, è sulla buona strada per farlo. Se il mercato editoriale italiano era troppo piccolo per sostenere la pubblicazione del dizionario dei supereroi, Wikipedia può parlare di supereroi fin quanto se ne sentirà il bisogno. Ma soprattutto, Wikipedia è nella rete, e internet non è più la risorsa aggiuntiva da integrare nel mondo della conoscenza, quanto il contrario: la rete è il mondo, e sono la conoscenza codificata (e la biblioteca come istituzione che la ospita) che devono oggi trovarsi un posto in quel mondo. Nelle enciclopedie-mostro c’è davvero un mare di conoscenza da diffondere, ma l’unico posto in cui valga la pena farlo è la rete.

Voglio immaginare un giorno in cui l’Istat non chiederà più agli italiani quanti libri hanno letto nell’ultimo anno ma quante voci di Wikipedia hanno corretto. Se il paragone non vi convince, chiedetevi se sia più educativo scrivere una voce su Stacy X o leggere il grande libro delle ricette della nonna.

Virginia Gentilini

Un percorso entusiasmante

La 'M', seguita da un segnaccio obliquo, è sempre stato il mio modo strambo di segnare le mie cose, i miei libri e da qualche anno a questa parte anche ciò che vado scrivendo occasionalmente su Internet.


Sì, è stato un percorso entusiasmante, dalla prima modifica al primo confronto sul nascente “progetto Comuni“, dal primo approccio con l’enciclopedia alla caccia a spam e vandali, dalle prime interazioni con la struttura fino alla stesura dello statuto che ha visto la nascita di Wikimedia Italia.

Tra il 2004 e il 2005 è stato un fiorire di relazioni tra utenti, di confronti in mailing list, in chat e anche “de visu”, con i primi raduni e la partecipazione ad agosto 2005 a Wikimania, il primo raduno internazionale dei Wikipediani.
Proprio grazie all’interazione con i diversi progetti wiki nelle varie lingue è iniziato il mio impegno nell’area di coordinamento che si è ulteriormente ampliato dal 2006 con i compiti di Steward.

Auguro buon lavoro a tutti coloro che prima o dopo hanno aiutato e continuano a dare una mano ai progetti di Wikimedia Foundation e mando un ringraziamento speciale a tutti quelli che hanno condiviso qualcosa con me.

M/

Wikipedia non è La Rivoluzione™

È la primavera del 2004, R. ci chiede “volete scrivere su un’enciclopedia?”.

(CC-BY-SA Paginazero)


Io di Wikipedia non avevo ancora sentito parlare, cominciai a visitarne le pagine e già allora – quando la sua edizione in italiano era ancora giovane giovane – mi pareva bella, troppo bella perché il mio goffo contributo potesse esserne all’altezza. Così le prime modifiche le feci da utente non registrato, andando a sistemare virgole, refusi e aggiungendo mezze righe a pagine già scritte.

Fu nell’agosto successivo che decisi di rivendicare il mio contributo a Wikipedia – bello o brutto, importante o marginale che fosse – registrando un mio nickname. Perché finalmente vedevo per la prima volta un’esperienza del web che era fermamente intenzionata a durare nel tempo, ad essere meno volatile di quanto finora internet sembrava. Qualcosa che non sarebbe stato il solito investimento di tempo ed energie a fondo perduto.

Poi vennero i raduni, il “torpedone”, e Wikipedia divenne per me un ottimo pretesto per girare l’Italia più spesso di quanto avessi fatto prima e per conoscere persone che fino a prima erano nomi incrociati su uno schermo.

Wikipedia non è La Rivoluzione™, ma il suo esistere ha una sottile vena anarchica che me l’ha sempre fatta amare.

Gianluigi

Un decennio di grazie!

Anche la voce di Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, non si fa attendere per festeggiare i dieci anni del progetto e dare uno sguardo al futuro.
Il messaggio video:

Il post:

People throughout the world are gathering at more than 450 events in 120 countries to celebrate Wikipedia’s 10th birthday. I’m amazed and thrilled and humbled by the significant support Wikipedia has in every corner of the world. When I started Wikipedia a decade ago, I never imagined that everyday people in places like Pakistan, Kazakhstan, Nigeria, Bolivia, Ethiopia and Algeria would come together to celebrate Wikipedia in such an extraordinary way.

In ten years, Wikipedia has become so much to so many people. Millions of people came together because they believed that access to free information was important and needed. Thank you to everyone who has contributed. Thank you to the editors, donors and supporters. Thank you to those who believed in our mission and helped us along the way. It’s because of you that Wikipedia exists: thank you for believing in the power of ordinary people to come together to do something remarkable.

It’s my hope that more people are now inspired to join the movement and help us reach our mission: a world in which every single person on the planet is given free access to the sum of all human knowledge. I look forward to working with all of you over the next ten years to reach our goal.
Happy birthday, Wikipedia!

–Jimbo

Qualsiasi imperfezione in Wikipedia si giustifica come fisiologica della natura umana

Sono socio ordinario di WMI dal 2006, ma solo al fine di donare annualmente, con gioia, la modesta quota d’iscrizione alla benemerita pluripremiata enciclopedia online, in quanto mi qualifico come immenso ignorante di tutto, all’età di 72 anni, che compirò il prossimo 23/01/2011.
Sono entusiasta di partecipare alla realizzazione della più grande enciclopedia per lo sviluppo della conoscenza libera e gratuita esistente al mondo.
Ammiro il suo inventore, signor Jimmy Wales. Ammiro la Presidente di WMI, signora Frieda Brioschi e l’intero Consiglio Direttivo.

Eascio

Img CC-BY Eascio, fonte Eascioblog


Questo commento per registrare che, da quattro anni, quando spesso ricerco (da persona semi-smemorata), con Google (il “gigante insuperabile” di Internet), si presenta quanto ricercato affiancato da “Wikipedia”. Un secondo click, qualche attimo e immediatamente vengo a conoscenza di qualcosa da intendersi come manifestato dal professor Umberto Eco nell’intervista di Wiki@Home dell’anno appena archiviato. Così non mi capita più di consultare, con notevole perdita di tempo che non ho, il Dizionario Enciclopedico Treccani, comuni dizionari e varie enciclopedie cartacee possedute da vari decenni.
Pertanto, ritengo cosa buona e giusta, ripagare tanto tempo guadagnato con il versamento annuale di 25 Euro. Consiglio di consultare Wikipedia a tutti i bambini in età scolare che mi capita di conoscere.

I pochi critici o detrattori di Wikipedia, come recentemente ha fatto scelleratamente il Tg5, sono del tutto ingiustificati e ingrati, come parimenti sono coloro che adiscono le vie legali contro gli amministratori, per supposta diffamazione e quant’altro. I legali, prima di produrre gli atti, dovrebbero leggere lo Statuto e le eloquenti avvertenze o disclaimer dell’associazione.

Qualsiasi imperfezione in Wikipedia si giustifica come fisiologica della natura umana. La perfezione è sempre in divenire.
Non mi resta che formulare a tutti gli Amministratori di Wikipedia in tante nazioni, i miei doppi fervidi auguri per il Nuovo Anno 2011 e tanti altri decenni di sempre maggiore affermazione di successo universale. Per migliorare il mondo.

Eascio

Questo gruppo di valorosi e pazzi idealisti

Ogni volta che leggo uno studio, un’università, un giornale o una qualunque fonte di informazione ufficiale e paludata citare Wikipedia un brivido mi corre lungo la schiena.

Bob, l'alter ego a fumetti (CC-BY-NC-ND PersichettiBros)


Da una parte faccio parte di questo gruppo di valorosi e, diciamo la verità, pazzi idealisti che vogliono raccogliere la conoscenza dell’umanità e donarla a tutti senza nulla guadagnarci, e quindi mi inorgoglisco; dall’altra mi chiedo quale uso sarà fatto, e qual è l’esattezza di quelle informazioni, e spero sempre che non ci sia qualcosa di clamorosamente sbagliato.

E quindi all’orgoglio aggiungo la paura.

È per questo, e per le notti che molti di noi passano davanti al computer, per evitare che al grano si mischi il loglio mentre l’attenzione scende, per le scuole che chiedono consigli, per le biblioteche che si chiedono come sopravviveranno nell’era di internet, che vi chiediamo un contributo.

Lasciate che questo sogno continui.

Roberto, Milano

Mi sono avvicinato al mondo di Wikipedia da pochi mesi..

Mi sono avvicinato al mondo di Wikipedia da pochi mesi, intendiamoci la uso da anni, ma in breve tempo ho imparato a darla per scontata e non mi sono mai chiesto che sforzo fosse necessario a monte per realizzarla. Ora che lo so, la esalto e la difendo a spada tratta con chiunque ne parli… lo ammetto, spesso divento quasi pesante.

La cloud di WikiCulture

La tag cloud di WikiCulture (CC-BY-NC-SA)


Verso febbraio 2010, dopo la lettura di alcuni libri decisi di dedicare la mia tesi di laurea alla collaborazione spontanea online e da lì approfondii sempre di più la filosofia e i principi alla base dell’Encilopedia Libera. Sono stato al raduno di Pistoia dei soci, la primavera scorsa e ho percepito personalmente quella stessa filosofia, quel senso di comunità e determinazione nel portare avanti un’iniziativa importante e senza precedenti.

Oggi ho messo su WikiCulture, un progetto online col quale, insieme alla collaborazione di altre persone, sto provando a raccontare giorno dopo giorno la cultura wiki e le sue potenzialità perché sono fermamente convinto che abbia tutte le carte in regola per cambiare veramente il mondo… E la diffusione di un sapere libero è solo il primo passo.

Mattia