Sinceramente non ricordo la prima volta che capitai su Wikipedia, ne la prima volta che editai qualche sua voce. Ricordo però che ne rimasi subito affascinato: non dall’utilità o dall’indubbia praticità. Ho amato in primis l’organizzazione: sembrava di essere di fronte ad un formicaio, ognuno aveva un compito da svolgere, competenze specifiche e una paginetta dove poter socializzare. C’erano i bot che sistemavano alcune convenzioni in automatico, le ambasciate tra le varie edizioni e stati – e micro mondi di tematiche di cui non sapevo nemmeno l’esistenza.

(GFDL, by Fir0002/Flagstaffotos)
Di sé scrive: 'Mescola PHP, Bruce Springsteen, qualche pelo di Basset-Hound e avrai un'idea di me. Può bastare? :-)'
Passavo ore al bar cercando di capire ogni meccanismo e ogni regola sociale dei wikipediani – una sorta di popolazione aliena e tecnologicamente avanzata che aveva come unico obiettivo quello di scrivere qualcosa di più grande di loro.
Come tutti mi infervoravo se non trovavo una pagina da me ritenuta importante – e provavo rabbia quando capitavo su voci trattate superficialmente o vandalizzate. Amavo (e amo tutt’ora) il wikipedia-surfing, girovagare per le pagine seguendo i collegamenti – anche quelli più inaspettati.
Iniziai quindi a editare qualche pagina: non sono un intellettuale, e diciamocelo, sono anche un po’ stupidotto. Non mi sarei mai permesso di modificare pagine altrui, più che altro per incompetenza.
Ma una piccola correzione tira l’altra e mi ritrovai in pochi giorni nelle fila di quelli che fanno il “lavoro sporco”, ovvero ripristinare le voci vandalizzate: un’altra formica aveva trovato il suo posto nel terrario dell’enciclopedia on-line.
L’incarico diventò presto abbastanza frustrante, soprattutto perché non avevo nessun riscontro del lavoro che facevo: Wikipedia era ancora troppo “acerba” (eravamo nel 2005), e si scontrava quotidianamente con altre enciclopedie ben finanziate – in aggiunta alle solite polemiche sull’affidabilità delle voci.
Insomma, alla fine pensavo che Wikipedia fosse un progetto tanto bello quanto utopico. Amai e odiai ogni singola contraddizione di questa avventura.
Poi un giorno capitò l’inaspettato, l’evento che mise in crisi questa mia convinzione: mio nipotino – ai tempi senza una connessione Internet – comprò uno di quei (brutti) CD-ROM contenenti il database di Wikipedia, venduto a poco più di 10 Euro – utilizzandolo per le ricerchine e i compiti scolastici. Stampava le pagine, ritagliava le foto, incollava pezzi di testo. Lui (che ora è più alto di me) probabilmente non ha mai saputo che lo zio con buona probabilità aveva corretto qualche errore di battitura, o che aveva messo in grassetto (per lui, per me e per altri) qualche frase importante.
Io però da quel giorno mi sono sentito stranamente orgoglioso.