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Wikipedia

Ho detestato per mesi la libera enciclopedia

Ammettiamolo: i wikipediani attivi sono quasi tutti maschi. E le loro mogli *ODIANO* Wikipedia.

(CC-BY-SA-2.5, Senpai)
Sono registrata su it:Wiki dal 28 giugno 2004 perché sono una ragazza intuitiva ed ho subito capito che quello fra mio marito e Wikipedia sarebbe stato un vero amore... così ho deciso di far buon viso a cattivo gioco: se non puoi sconfiggerli, allèati!


Così anch’io ho detestato per mesi la libera enciclopedia, solo perché mio marito vi trascorreva (e tutt’ora trascorre) ore ed ore a correggere voci sugli argomenti più improbabili.

Un giorno, però, ho scoperto le voci di cucina, quelle sui prodotti tipici regionali. Qualcuno aveva fatto notare che la Wikipedia in lingua inglese aveva più voci sui piatti italiani di quante ne avesse la nostra e anche la Wikipedia in francese non scherzava. Consideratelo un moto d’orgoglio nazionale, ma è stato allora che ho cominciato ad occuparmi seriamente di Wikipedia e un po’ alla volta ho scoperto che non era solo un contenitore in cui riporre le proprie cianfrusaglie intellettuali, ma un vero progetto culturale, una autentica rivoluzione copernicana del sapere, una nuova filosofia solidale che si armonizzava perfettamente con altre scelte di vita: la raccolta differenziata, il sostegno ad associazioni di volontariato e l’esercizio di una professione sociale.
Sono ancora gelosa, ogni tanto… ma del fatto che mio marito ha molto più tempo di libero di me da passare su Wikipedia!

Xaura

Internet, non un libro stampato ma un libro da scrivere

Mi fa paura pensarci, ma più della metà della mia vita l’ho trascorsa senza sapere cosa fosse internet.

L'ENIAC, uno dei primi calcolatori elettronici (U.S. Army photo)


I computer invece no, ho sempre saputo che esistevano e che sarebbero diventati sempre più potenti. Ma ecco, da bambino avevo un’idea piuttosto sfasata. I chip erano già in circolazione, ma io ancora pensavo ai calcolatori dei vecchi film, quelle stanze piene di valvole roventi che estraevano radici cubiche in pochi minuti, incredibili. I cervelli elettronici, giuro che li chiamavamo tutti così. E pensavamo che rispondessero alle domande. Non scherzo: l’idea era che l’uomo accendesse un pulsante, facesse una domanda (a voce, o con una scheda perforata, ma questi erano dettagli), ad esempio, “Quanto è alto il Monte Bianco?”, e lui dopo un po’ avrebbe risposto: “4810 metri”, perché i cervelloni avrebbero saputo tutto. Come Hal 9000: lo accendi, lui ti saluta, chiede se può esserti utile, ti propone una partita a scacchi, congiura alle tue spalle, eccetera: l’idea che avevo del computer da bambino era questa. No, grazie, Hal, niente scacchi, ma mi potresti fare questi problemi di geometria per domani?

La rabbia di appartenere all’ultima generazione che i compiti doveva farseli senza ausilio di un cervellone positronico svanì d’incanto non appena ebbi tra le mani un vero “computer”. Perché un bel giorno arrivarono nelle case, ed erano oggetti ben diversi da come ce li eravamo immaginati. Molto meno grossi, grazie al cielo. In compenso, assolutamente stupidi. Quando spiego ai miei alunni che alla loro età – tredici anni – possedevo un computer con ben otto kilobyte di memoria fissa, mi guardano come si guarderebbe uno scriba egizio del Medio Regno. Ma il vero choc culturale fu scoprire che anche quegli 8 Kb erano vuoti. Non ti vendevano un enciclopedia, per quanto minuscola. Ti vendevano un contenitore vuoto, un oggetto che appena acceso conosceva solo qualche nozione di aritmetica, in pratica una grossa calcolatrice che non aveva la più pallida idea di cosa fosse il Monte Bianco. Svanita la speranza di usarlo per i compiti, il computer diventava un oggetto affascinante proprio in quanto stupido. Ci potevi giocare, in vari modi, e (nel giro di una decina d’anni) saresti anche riuscito a lavorarci. Ma sarebbe sempre rimasto l’amico nerd con cui dialogare in Basic, che sa risolvere i logaritmi ma non ha la minima idea di cosa sia l’Egitto. Per molti anni non ho più pensato che il computer fosse un oggetto a cui chiedere le cose.

Vent’anni dopo è successa una cosa straordinaria. Mi hanno montato una lavagna interattiva in una classe, e ora possiamo andare su internet quando vogliamo. Qualsiasi domanda ci venga in mente… tu digiti, e in pochi secondi internet ti risponde. I ragazzi ci si abituano subito, del resto la maggior parte ha già internet in casa, e le ricerchine le sanno fare, anche solo per trovare le specifiche di un videogioco. E così mi sono reso conto di una cosa.

Oggi i computer assomigliano molto di meno a quegli scatoloni vuoti che ho cominciato a usare alle medie, e molto di più a quei cervelloni che sognavo da bambino. Guarda il modo in cui li usano i ragazzi: fanno domande, e il computer risponde. Ovvero no, in realtà a rispondere è Internet, attraverso Google e Wikipedia. Ma per il bambino che ero trent’anni fa tutti questi sarebbero dettagli incomprensibili; l’essenziale è che il computer, oggi, è un tizio coltissimo che se gli chiedi una cosa – mediante tastiera – ad esempio “Quanto è alto il Monte Bianco?” – ci mette pochi secondi a rispondere: “4810 metri”. Proprio come Hal 9000.

La cosa che non mi sarei aspettato, da bambino, è il modo in cui i computer hanno compiuto questa evoluzione. Mi sarei aspettato un progresso tecnologico: valvole sempre più efficaci, bobine sempre più veloci… a un certo punto avremmo dato da mangiare a un cervellone più grande degli altri l’intero scibile umano sotto forma di schede perforate e… voilà, il Cervellone avrebbe saputo tutto. Mi sembrava logico che sarebbe andata a finire così. E invece le cose hanno preso una via inattesa. All’inizio c’era Internet, una rete di contenuti buttati un po’ qua e un po’ là, scarti di tesi di laurea e vecchi archivi di forum, informazioni generalmente scadenti che oscillavano per il mondo in modo browniano, e persino Google molto spesso non era in grado di trovarti un granché, per il semplice motivo che in rete – malgrado tutte le chiacchiere che se ne facevano su libri e riviste specializzate – non c’era ancora un granché. Fino al 2000, più o meno.

Eppure in un qualche modo Internet non era tutta lì. Essa comprendeva anche i suoi utenti: non era un’intelligenza artificiale, ma un’intelligenza collettiva, metà carne metà html (cyborg, si diceva in quegli anni). Ecco, io credo che il momento decisivo è stato quello in cui questa intelligenza collettiva, ancora non molto intelligente e non molto collettiva, ha preso atto della sua pochezza e… ha cominciato a fare delle domande all’utente. In pratica, il momento in cui ha creato wikipedia. Wikipedia era il posto dove il signor Internet ammetteva di non saperne abbastanza, e ti chiedeva aiuto. Pensateci, forse il test di Turing lo ha passato in quel momento in cui gli abbiamo fatto una domanda (“Quanto è alto il Monte Bianco?”) e lui ha risposto con una domanda (‘Non lo so, dimmelo tu per favore’). Una rivoluzione copernicana. Abbiamo smesso di pensare a Internet come a un libro stampato e abbiamo cominciato a considerarlo un libro da scrivere, una creatura da crescere, qualcosa a cui insegnare le cose.

Wiki è stato il momento, è stato il luogo in cui il signor Internet ha scoperto di non sapere, e ha fatto il primo passo giusto verso la conoscenza di sé e degli altri. Oggi, se chiedi quand’è alto il Monte Bianco, Internet attraverso Wikipedia ti dice: ‘Mi risulta che sia alto 4810 m., ma non posso esserne certo; per favore, se la sai più lunga di me, correggimi. Non chiedo di meglio'(*). Hal 9000 era molto più spocchioso. Poi certo, anche l’ibrido collettivo che chiamiamo Internet, ma più precisamente Wikipedia, ha i suoi difetti. Tutti i difetti umani dei suoi utenti (pignoleria, superficialità, ignoranza, spocchia, ecc. ecc. ecc.), più i difetti dei computer. Però è la più grande creatura che abbiamo visto nascere. Ha solo dieci anni e forse sa già più cose delle enciclopedie vere. È un gigante buono che è disponibile a raccontarti qualsiasi cosa, ci puoi passare le serate. E ogni volta che commette un errore di ortografia, tu glielo correggi e lui ti ringrazia. Questa ultima cosa fa impazzire i ragazzini a scuola. Non importa di cosa stiamo parlando: ogni volta che troviamo un errore di ortografia, lo correggiamo in diretta. E così scopriamo che sbagliare è umano, perché sbaglia anche la creatura più umana di tutte, che è Wikipedia. Ma allo stesso tempo, sbagliare è inammissibile, sbagliare è pericoloso: tutto quello che Wikipedia ci dice potrebbe essere falso. Potrebbe essere il brutto scherzo di un’altra classe dall’altra parte del mondo, che ha tolto un migliaio di metri al Monte Bianco a maggior gloria delle vette del Caucaso. Non bisogna fidarsi ciecamente di nessuno, neanche del famoso cervello elettronico, perché in fondo che ne sa lui? Solo quello che gli abbiamo detto noi.

Insomma, caro me stesso bambino del passato, è andata più o meno come te l’immaginavi. Adesso in classe abbiamo un cervellone elettronico che risponde alle domande. Sì, a volte ti fa anche i problemi. Ma a volte li sbaglia, insomma, non ti puoi mai fidare.

Leonardo

(*) In realtà oggi ti dice: “ Al di sotto della calotta sommitale, sotto una coltre di ghiaccio e di neve spessa dai 16 ai 23 m, a quota 4.792 m si trova la cima rocciosa, spostata di 40 m circa più ad ovest rispetto alla vetta stessa. Nell’agosto del 1986 la misurazione ortometrica rilevata tramite satellite risultava di 4.804,4 m. Successivamente l’altezza ufficiale è stata per lungo tempo 4.807 m, per poi passare nel 2001 a 4.810,40 m; nel 2003 a 4.808,45; nel 2005 fu di 4.808,75; nel 2007 a 4.810,90 e nell’ultima misurazione nel settembre 2009 a 4.810,45 m [5].”

Tavola domenicale #3

Tre settimane e ancora non ci siamo stufati di raccogliere e raccontare le storie delle persone con Wikipedia e a giudicare dalle statistiche il progetto piace anche a voi!

Questa settimana ci hanno raccontato le loro storie Maurizio Codogno, Luciano Blini, Alex Brollo, Aurora Ghini e da Israele è arrivata la storia di Asaf Bartov.

Sulle pagine di cronaca sia all’estero che in Italia ha tenuto banco la notizia della scarsità di donne che partecipano a Wikipedia. Su questo tema vi invitiamo a sfogliare una presentazione, che pur avendo quasi due anni, è ancora molto attuale:

Un’altra formica aveva trovato il suo posto

Sinceramente non ricordo la prima volta che capitai su Wikipedia, ne la prima volta che editai qualche sua voce. Ricordo però che ne rimasi subito affascinato: non dall’utilità o dall’indubbia praticità. Ho amato in primis l’organizzazione: sembrava di essere di fronte ad un formicaio, ognuno aveva un compito da svolgere, competenze specifiche e una paginetta dove poter socializzare. C’erano i bot che sistemavano alcune convenzioni in automatico, le ambasciate tra le varie edizioni e stati – e micro mondi di tematiche di cui non sapevo nemmeno l’esistenza.

(GFDL, by Fir0002/Flagstaffotos)
Di sé scrive: 'Mescola PHP, Bruce Springsteen, qualche pelo di Basset-Hound e avrai un'idea di me. Può bastare? :-)'


Passavo ore al bar cercando di capire ogni meccanismo e ogni regola sociale dei wikipediani – una sorta di popolazione aliena e tecnologicamente avanzata che aveva come unico obiettivo quello di scrivere qualcosa di più grande di loro.

Come tutti mi infervoravo se non trovavo una pagina da me ritenuta importante – e provavo rabbia quando capitavo su voci trattate superficialmente o vandalizzate. Amavo (e amo tutt’ora) il wikipedia-surfing, girovagare per le pagine seguendo i collegamenti – anche quelli più inaspettati.

Iniziai quindi a editare qualche pagina: non sono un intellettuale, e diciamocelo, sono anche un po’ stupidotto. Non mi sarei mai permesso di modificare pagine altrui, più che altro per incompetenza.

Ma una piccola correzione tira l’altra e mi ritrovai in pochi giorni nelle fila di quelli che fanno il “lavoro sporco”, ovvero ripristinare le voci vandalizzate: un’altra formica aveva trovato il suo posto nel terrario dell’enciclopedia on-line.

L’incarico diventò presto abbastanza frustrante, soprattutto perché non avevo nessun riscontro del lavoro che facevo: Wikipedia era ancora troppo “acerba” (eravamo nel 2005), e si scontrava quotidianamente con altre enciclopedie ben finanziate – in aggiunta alle solite polemiche sull’affidabilità delle voci.

Insomma, alla fine pensavo che Wikipedia fosse un progetto tanto bello quanto utopico. Amai e odiai ogni singola contraddizione di questa avventura.

Poi un giorno capitò l’inaspettato, l’evento che mise in crisi questa mia convinzione: mio nipotino – ai tempi senza una connessione Internet – comprò uno di quei (brutti) CD-ROM contenenti il database di Wikipedia, venduto a poco più di 10 Euro – utilizzandolo per le ricerchine e i compiti scolastici. Stampava le pagine, ritagliava le foto, incollava pezzi di testo. Lui (che ora è più alto di me) probabilmente non ha mai saputo che lo zio con buona probabilità aveva corretto qualche errore di battitura, o che aveva messo in grassetto (per lui, per me e per altri) qualche frase importante.

Io però da quel giorno mi sono sentito stranamente orgoglioso.

Luciano

Era appena capitata la Prima Grande Espansione Semiautomatica

A dirla tutta, quando a gennaio 2001 partì il progetto Wikipedia andai anche a dargli un’occhiata. Il mio commento (non scritto da nessuna parte, perché il blog l’avrei aperto solo otto mesi dopo): “interessante, ma che ci posso fare io? non è che il mio inglese sia così perfetto, anzi flawless, da poter contribuire”. Da qua si può evincere che dieci anni fa non avevo ancora il mio attuale delirio di onnipotenza, e che ero così timidone da non pensare nemmeno a proporre una versione italiana.

.mau. (notati i punti prima e dopo 'mau'? o entrambi, o nessuno, per favore!)


Con tutte le altre cose da fare nella vita, ho lasciato perdere la cosa per tre anni e mezzo, fino a che a luglio 2004 un losco individuo (l’attuale Vicepresidente di Wikimedia Italia, mica susine subsahariane!) mi chiese se poteva riciclare le mie Pillole di Teoria musicale per Wikipedia in lingua italiana. Gli diedi la mia risposta standard (“fa pure, basta che non debba perderci tempo io”), ma sono poi andato a vedere cosa c’era su questo it.wikipedia.org; era appena capitata la Prima Grande Espansione Semiautomatica ed erano stati inserite le voci su tutti i comuni d’Italia, portando il totale delle voci oltre l’allora incredibile quota di 20000 (ventimila). Pensando di poter fare qualcosa anch’io per l’enciclopedia, iniziai le prime flame con gli altri iscritti… e poi mi misi di buzzo buono a inserire le voci di base di matematica che naturalmente mancavano ma fortunatamente erano già presenti nella versione in inglese.

Quando a inizio 2005 si cominciò poi a discutere della creazione di Wikimedia Italia, da buon casinista mi ci sono fiondato e così mi sono trovato a Canino assieme agli altri sedici sciamannati, mentre mi trovavo nella curiosa situazione di essere uno degli unici due che non erano sysop di it.wiki (l’altro era sempre l’attuale Vicepresidente di Wikimedia Italia). Il resto è storia, contemporanea ma pur sempre storia.

.mau. (Maurizio Codogno)

Grazie, Wiki

Gianfranco, il primo utente che l’edizione in italiano ricordi, festeggia così il decimo compleanno di Wikipedia:

Grazie Wiki,

Il logo di Wikipedia nel 2001


oggi si segnano 10 anni di vita di questo Progetto e, prima di festeggiare, credo doveroso porgere un sentitissimo grazie a tutti i Wikipediani ed a tutti i lettori di Wikipedia. Ciò che è stato fatto in questi 10 anni è qualcosa di gigantesco, straordinario, un successo senza paragoni nell’ambito specifico ed un fenomeno senza precedenti in termini assoluti. Tutto questo lo dobbiamo a ciascuno di quelli che hanno editato nell’enciclopedia che ciascuno può editare. E vorrei che la gioia di poter fare un bilancio come quello che il Progetto fa oggi sia gioia di tutti e comune orgoglio.

Grazie perciò a tutti i Wikipediani per ciascuno dei loro edit, dal più insignificante al più sofferto, tutti ugualmente cari a ciascuno di noi lettori perché tutti hanno portato questo Progetto a crescere sino a rappresentare il più straordinario lavoro condiviso sino ad oggi conosciuto.
Grazie per aver portato questo Progetto ad essere allo stesso tempo l’enciclopedia con più contenuti, l’opera dell’Uomo con più collaboratori, il quinto sito web del Pianeta ed una tappa fondamentale della storia di Internet.
Grazie per aver consentito che Wikipedia incarnasse e consolidasse lo spirito originario della Rete, nata per consentire il progresso umano attraverso la libera condivisione delle conoscenze.
Grazie per aver aiutato questo Progetto a dimostrare che l’Uomo sa realizzare cose grandi anche quando non è il profitto lo scopo che le ispira e quando non è la gloria la remunerazione cui si può ambire.
Grazie per aver portato in Wikipedia le vostre emozioni, la vostra allegria, la vostra pazienza, la vostra pulizia morale ed intellettuale, la vostra creatività, la vostra voglia di esplorare sentieri non ancora percorsi camminandoci insieme.
Grazie per aver aiutato Wikipedia a diffondere i principi della neutralità e del consenso, proponendo un modello di interazione intellettuale prima di essa meramente utopico ed oggi invece pian piano sempre più noto e – chissà – forse un po’ più condivisibile.
Grazie per aver dato a ciascuno di noi lettori la stimolante percezione della raggiungibilità del sapere, evidenziando che il sapere deve essere alla portata di ciascuno, senza barriere sociali, economiche, politiche, religiose, etniche, o di qualunque genere, perché il sapere è una sorgente cui ciascuno deve potersi abbeverare in quanto diritto naturale di ciascuno. Se un giorno qualcuno, da qualche parte del Mondo, potrà migliorare la propria condizione perché Wikipedia lo avrà aiutato ad approcciarsi al sapere, se anche fosse una sola persona (e saranno di più), quel solo successo varrà tutto quello che è stato fatto in questo Progetto e tutta la fatica che ci avete messo, tutto l’impegno che ci avete speso, tutto l’amore che avete regalato a Wikipedia.

Grazie Wikipedia, grazie a tutti quelli che la fanno, grazie a tutti quelli che la leggono.

E’ un grazie commosso, sincero, gioioso, la cui profondità le parole che conosco non bastano a descrivere. Ci sono ancora tante tappe da doppiare, tanti traguardi da raggiungere, tanto sapere da distribuire. Ma se tiriamo un attimo il fiato e ci guardiamo intorno, almeno per oggi vorrei che tutti potessimo condividere e vivere insieme l’orgoglio di aver fatto qualcosa di veramente straordinario.

Grazie :-D
–g

Un wikipediano non è solo un giovane smanettone, nerd e tuttologo

Auguri!!
Io ho iniziato solo da quattro anni a modificare Wikipedia, prima per anni ho solo “guardato”.


Devo dire che non mi ritrovo nell’immagine che danno i media del “wikipediano”: un giovane smanettone un po’ nerd che fa il tuttologo. Ho più di 50 anni, tre figli, dirigente di ricerca, insegno (materie varie informatiche) all’università da dieci anni.

Nel compleanno di Wikipedia, cui negli anni ho contribuito volentieri anche con piccole somme, sono andato a rivedere i miei (modesti) contributi … che tenerezza!
In pratica una storia dei miei interessi, sia lavorativi che personali: personaggi, spunti da letture e passioni di ogni tipo, dal software libero alla moto alla via Francigena alle poesie che amo!

Ora a breve cambierò tipo di lavoro e avrò più tempo per me e per Wikipedia … a presto!

Carlo Vaccari

Tavola domenicale #1

Si è conclusa la prima settimana di Dieci anni di sapere!

(CC-BY-SA Roberta F.)


Finora abbiamo raccontato le storie di Mattia, Roberto, Eascio, Jimmy Wales e Gianluigi; altre storie ci aspettano per la prossima settimana. Se non ci hai ancora raccontato la tua storia, è il momento di farlo!

In attesa delle nuove storie, puoi dare un’occhiata a tutte le facce di Wikipedia: uno slideshow con le home page di tutte le 260 edizioni, da guardare online o da scaricare e riutilizzare.

Wikipedia non è La Rivoluzione™

È la primavera del 2004, R. ci chiede “volete scrivere su un’enciclopedia?”.

(CC-BY-SA Paginazero)


Io di Wikipedia non avevo ancora sentito parlare, cominciai a visitarne le pagine e già allora – quando la sua edizione in italiano era ancora giovane giovane – mi pareva bella, troppo bella perché il mio goffo contributo potesse esserne all’altezza. Così le prime modifiche le feci da utente non registrato, andando a sistemare virgole, refusi e aggiungendo mezze righe a pagine già scritte.

Fu nell’agosto successivo che decisi di rivendicare il mio contributo a Wikipedia – bello o brutto, importante o marginale che fosse – registrando un mio nickname. Perché finalmente vedevo per la prima volta un’esperienza del web che era fermamente intenzionata a durare nel tempo, ad essere meno volatile di quanto finora internet sembrava. Qualcosa che non sarebbe stato il solito investimento di tempo ed energie a fondo perduto.

Poi vennero i raduni, il “torpedone”, e Wikipedia divenne per me un ottimo pretesto per girare l’Italia più spesso di quanto avessi fatto prima e per conoscere persone che fino a prima erano nomi incrociati su uno schermo.

Wikipedia non è La Rivoluzione™, ma il suo esistere ha una sottile vena anarchica che me l’ha sempre fatta amare.

Gianluigi

Un decennio di grazie!

Anche la voce di Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, non si fa attendere per festeggiare i dieci anni del progetto e dare uno sguardo al futuro.
Il messaggio video:

Il post:

People throughout the world are gathering at more than 450 events in 120 countries to celebrate Wikipedia’s 10th birthday. I’m amazed and thrilled and humbled by the significant support Wikipedia has in every corner of the world. When I started Wikipedia a decade ago, I never imagined that everyday people in places like Pakistan, Kazakhstan, Nigeria, Bolivia, Ethiopia and Algeria would come together to celebrate Wikipedia in such an extraordinary way.

In ten years, Wikipedia has become so much to so many people. Millions of people came together because they believed that access to free information was important and needed. Thank you to everyone who has contributed. Thank you to the editors, donors and supporters. Thank you to those who believed in our mission and helped us along the way. It’s because of you that Wikipedia exists: thank you for believing in the power of ordinary people to come together to do something remarkable.

It’s my hope that more people are now inspired to join the movement and help us reach our mission: a world in which every single person on the planet is given free access to the sum of all human knowledge. I look forward to working with all of you over the next ten years to reach our goal.
Happy birthday, Wikipedia!

–Jimbo